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UniCa, CUS e Special Olympics: i campioni in campo per la festa dell’Università di Cagliari

[Tratto da Unica.it – Mario Frongia]

I due “muri-banner” in plastica e alluminio con sopra il logo dell’Università di Cagliari e le parole sposate alla ricorrenza dei 400 anni, sono stati rovesciati da uno scirocco umido ma neanche tanto arrogante, a dieci minuti dalle 16. Un segnale? Sì, di buon auspicio. La festa si era aperta da neanche un quarto d’ora. E che festa! Quella con i toni e il clima di una serata speciale. Con indosso i panni pregiati, indossati da chi non si fa sfuggire l’essenza del connubio sport-cultura. In quel mix pregiato che associa visione e passione. Panni adatti per chi sa stringere mani, guadare negli occhi e trovare le parole e l’accompagnamento giusto per tutti: campioni, ragazzi e ragazze disabili, studenti, docenti, tecnici e impiegati. I panni e l’attenzione per i dettagli. Con le parole di Al Pacino in “Una maledetta domenica”. Le musiche avvicinanti e ricche di adrenalina dei Coldplay e di Tom Petty. Sì, al campus del Cus Cagliari è andata anche la colonna sonora del Gladiatore. In tanti hanno sorriso: “Che roba! Tutta per noi”, il commento dalle formazioni che ieri a Sa Duchessa si sono sfidate a calcetto e basket. I tennisti? Più attenti fin dai primi colpi a non perdere neanche un game. Ma altrettanto colpiti da questa piccola grande olimpiade messa su per brindare ai 400 anni dell’Università di Cagliari.

“Penso ai colleghi che scendono in campo, per tanti le foto di questo splendido evento rimarranno nella storia. Immeritatamente!” Risate, dalla tribuna e dal campo. Francesco Mola ha scherzato nell’aprire la manifestazione legata ai quattro secoli di vita dell’ateneo. Poi, ha accelerato: “Crediamo nello sport e nell’addizione di cultura e determinazione che conduce al saper combattere, sempre e comunque. Studiare e praticare un’attività sportiva è un modo prezioso per crescere, per confrontarsi e migliorarsi. Chi coniuga al meglio il tutto – ha rimarcato il rettore – mette un su un curriculum ed esperienze che si riveleranno insostituibili”. Dalla tribunetta colorata dalle maglie azzurro, giallo, verde e arancione distribuite dal Cruc, l’applauso è stato lungo e sostenuto. Dal pro rettore vicario Gianni Fenu, alle prorettrici Elisabetta Gola e Valentina Onnis, fino al dirigente dell’Ufficio tecnico, Ninni Pillai – che fresco di pensione ha salutato commosso l’ateneo dopo decenni di dedizione e professionalità – l’in bocca al lupo per le otto squadre di calcio a 5 e pallacanestro e i dodici protagonisti impegnati nel torneo di tennis con il doppio e il sorteggio “fantasma”.

Il giuramento è stato letto dallo Special Olympics Luciano Scandariato. Silenzio e un lungo brivido per la schiena. Poi, il boato dal battimani del pubblico e dei partecipanti. La cronaca, in questi casi, va in discesa. “La missione di Special Olympics supera lo sport, promuove la cultura del rispetto e dell’inclusione, accresce il livello di sensibilità dell’opinione pubblica, aiuta a superare pregiudizi e stereotipi” ha detto Stefania Rosas, direttore regionale dell’associazione che vanta quattordici team e 700 atleti con e senza disabilità intellettiva. Ieri al Cus hanno preso parte ragazze e ragazzi dei team GeNa (Sassari), Codice segreto e Millesport (Cagliari), Stella Speciale (Carbonia). Un pool che a rotazione ha detto la sua nei tornei di calcio a 5 e basket.

Dopo l’in bocca al lupo del professor Mola, la serata ha avuto il benvenuto dei vice presidenti del Cus Cagliari, Manuela Caddeo e Stefano Demontis: “Portiamo i saluti del nostro presidente Marco Meloni, impegnato fuori Cagliari, e inviamo un forte abbraccio ai partecipanti. Per noi è motivo d’orgoglio ospitare questa giornata. Ringraziamo il rettore e gli staff dell’ateneo. In bocca al lupo!”. Marco Monticone, responsabile del corso di laurea in Scienze motorie e delegato del rettore per lo sport, ha tagliato corto: “Si respira quel genere di atmosfera che sa di buono”. Dallo specialista è giunto anche il prezioso coordinamento dei medici e degli operatori sanitari “sentinelle” dell’evento. Gioco di squadra, insomma. Lo stesso evidenziato da Giacomo Fallo. Il presidente del Circolo ricreativo universitario di Cagliari ha esaltato “l’importanza di un momento sportivo gratificante per tutti al di là del risultato agonistico e tecnico”.

Cagliari, capoluogo di un’isola da sempre in affanno, con criticità e ferite di vecchia data, nel 1970 conosce quel che rende il gioco del calcio bello e spietato al tempo stesso: vincere lo scudetto contro lo strapotere, anche sociale, economico e culturale, degli squadroni del nord. Mai accaduto prima, Cenerentola si sveglia, va in testa e ci rimane, dando le spalle a Juve, Milan e Inter. Un tricolore che sapeva e sa di riscatto e rivincita, ardore e carattere. Grimaldello per abbattere, o almeno limitare, stereotipi e infelici luoghi comuni. Al Cus è stato il momento degli applausi per un trio che di quel gruppo balzato in cima al pallone nazionale, è stato capitano, regista e portiere: Beppe Tomasini, Ricciotti Greatti e Adriano Reginato. La testimonianza sportiva ma anche sociale e inclusiva è arrivata dai campioni d’Italia all’unisono: “Lo scudetto è stato un miracolo che abbiamo dedicato a noi stessi e a tutti i sardi!” Impossibile non cogliere il pathos e le emozioni racchiuse nella presenza degli sculettati accompagnati da Sandro Camba, manager degli Ex-Rossoblù.

Con l’ingresso delle bandiere, il tedoforo degli Special che ha acceso il tripode, gli inni Gaudeamus Igitur e di Goffredo Mameli, per quel dovuto tocco di solennità che accompagna l’istituzione pubblica, la serata si è aperta ai tornei. Il via libera lo ha dato un calcio d’inizio con tre professori di pallone e uno di Statistica: Greatti, Tomasini e Reginato hanno palleggiato il professor Mola. Campioni d’Italia e rettore dell’Università di Cagliari, sintesi di un filo verde che unisce la storia, sportiva e non solo. Con l’ateneo e i suoi protagonisti, presenti e futuri, il territorio e un mondo che va modellato sulle esigenze delle nuove generazioni e di un domani ricco di opzioni e opportunità. In campo, pista, piscina o palestra. Ma anche e soprattutto, in aula, laboratorio e centro di ricerca. In città e oltre Tirreno: di fatto, la vera sfida per un’Università competitiva, moderna, accreditata.

Tosti e coesi. Senza esserlo non si vince nulla, Meno che nel calcetto. Al torneo hanno preso parte in oltre trenta con indosso i colori dell’Università e del Cus Cagliari. Oltre due ore di dribbling, tiri e parate. Con le premiazioni che hanno mostrato il volto inclusivo e partecipato dell’ateneo. Nel calcio a cinque vittoria del team Rettorato, capitanato da Enrico Gioffrè, piazza d’onore per Cittadella di Alberto Angioni. A seguire, la formazione Studenti, rappresentate dai delegati in Cda e Senato, Sara Piu e Federico Sias. A chiudere Polo Giuridico guidata da Marco Pitzalis.

La pallacanestro che piace e diverte. I campioni del torneo di basket, tenutosi nella palestra B fresca di perfetto e funzionale riattamento, hanno indossato la canotta degli Omega di Carlo Mossa. A seguire, i quintetti Beta con Gino Demurtas, Alfa di Nando Massa e Delta con Pierluigi Ledda. Da “tre”, rimbalzi, stoppate, intuizioni smarcanti: anche sul parquet energie e qualche buon colpo.

Combattuta e tirata fino alle 19 la finale del tennis. Da un lato, Matteo Fraschini e Manolo Carta, dall’altro Alessandra Orrù e Paolo Meloni. L’hanno spuntata i primi al maxi tiebreak a 10. Match sudati 15 dopo 15 anche per la terza piazza, conquistata a pari merito da Paola Fadda con Roberto Frau e Gianfranco Garau, in coppia con Maurizio Canino. Un altro pregiato tassello che ha unito ricercatori e personale tecnico, amministrativo e bibliotecario.

In coda, come qualsiasi “dulcis” che si rispetti, le premiazioni e i ringraziamenti. Ad applaudire i partecipanti, la governance dell’ateneo e il Cus Cagliari un vero e proprio mosaico di ieri, di avantieri e del presente: Mario Brugnera, magico dieci e poi “libero” e capitano del Cagliari che ha prima vinto lo scudetto e poi ha colto la sesta piazza, David Suazo, attaccante di rara velocità e fiuto del gol, capace di demolire nel 2006 con 22 reti il record di sua maestà Gigi Riva e, infine, Joao Pedro. Domani in campo a Firenze, in un momento per nulla facile del club rossoblù, il miglior realizzatore brasiliano nei principali cinque campionati europei – sì, JP10 ha segnato anche più di Neymar! – ha dimostrato che notorietà, gratitudine, capacità relazionali e umane possono convivere benissimo. “Ringrazio tutti, sono felice di essere qui per il Cus, gli amici e l’Università” le parole del bomber di Ipatinga, assediato da bambini e genitori per un selfie e le foto ricordo. Alle premiazioni Suazo e Brugnera sono stati dei gran signori per partecipazione e disponibilità. Quando la materia prima è buona, difficile deperisca. Insomma, “La storia siamo noi” canta Francesco De Gregori. In chiusura, lo scambio dei doni: Stefano Demontis e Manuela Caddeo hanno regalato agli ospiti la felpa del Cus. Il rettore ha ricambiato con il kit che in questi giorni al Welcome day hanno ricevuto le matricole.

Con un passaggio affettuoso per l’ingegner Pillai, il professor Mola ha ringraziato gli ospiti, gli Special Olympics, il Cus, i team organizzatori, dal Cruc agli staff del rettorato al servizio di copertura medica, la Regione e la Fondazione di Sardegna per il supporto del programma dei festeggiamenti dei 400 anni. Parole di gratitudine anche per i comuni di Cagliari e Monserrato, Banco di Sardegna e ministero dell’Università. La certezza? “Una giornata come questa – ha rimarcato il rettore – mi piacerebbe venisse ripetuta nel tempo, magari al via dell’anno accademico”. Molto probabile accada.

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