Sport e integrazione sui campi del CUS Cagliari. Nove minori non accompagnati ospiti della sede cagliaritana della Croce Rossa Italiana giocano a calcio, per tre volte alla settimana, nella Cittadella Sportiva “Sa Duchessa”. «Lo sport è uno straordinario veicolo di integrazione a tutti i livelli: etnica, culturale ma anche sociale, ed anche per i nostri ragazzi. Il calcio ha una grandissima utilità come veicolo per educare ed integrare, ma anche per favorire lo sviluppo e divertire. Il conseguimento del risultato, la vittoria ottenuta nel rispetto delle regole chiare e condivise, riconoscere il valore dell’avversario, gestire un’esclusione, ammettere la sconfitta, è una delle attività fondamentali della crescita individuale di ognuno di loro, apprendono attraverso il calcio il vero significato dello spirito di squadra, del rispetto delle regole e delle persone» afferma la presidente di CRI Cagliari, Fernanda Loche.
Il gruppo dei giovani che provengono da Senegal, Gambia, Bangladesh, Costa d’Avorio, Guinea, Nigeria è coeso. I primi quindici sono arrivati nell’ottobre del 2016 e provenivano quasi tutti dalla Gambia. Alcuni sono diventati maggiorenni e hanno continuato il loro percorso all’interno delle regole dell’accoglienza ma buona parte di loro continua a frequentare la struttura della Croce Rossa. «Rispetto allo scorso anno, Francesco Seguro, che gli segue nell’attività sportiva ha notato una grande crescita dal punto di vista del rispetto delle regole, un rispetto ed una crescita che si rispecchia in tutti i momenti della loro giornata prosegue la Loche. Oltre allo sport, un altro pilastro importante per la loro crescita è la scuola. «Alcuni frequentano le scuole superiori. Uno di loro, che arriva dalla Costa d’Avorio, ha seguito un corso di cucito e tra qualche giorno potrà mostrare agli altri le sue creazioni durante una sfilata. Altri lavorano nel periodo estivo. Tutti i ragazzi arrivano con un progetto di vita che si sintetizza nel desiderio di trovare un lavoro che gli dia la possibilità di un futuro.
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